La
luce scomparve e Annika fu di nuovo al buio, sentiva che era arrivato
il momento di tornare a casa.
Non
voleva che la matrigna si accorgesse della sua assenza.
Si
stiracchiò con le braccia rivolte verso l'alto e le gambe distese.
-Brunilde
torniamo a casa.-
Si
guardò intorno e si accorse di essere sola. La chiamò, ma non la
vide arrivare.
Guardò a terra sporgendosi un po', ma niente.
Guardò a terra sporgendosi un po', ma niente.
La
gatta non c'era.
Scese
agilmente dall'albero e continuò a cercarla poi cercò di imprimersi
in testa che era una gatta randagia e che sicuramente le era venuta
voglia di farsi un giretto da sola.
Si avviò verso l'uscita del bosco, camminò e camminò, ma presto si accorse che gli alberi non terminavano mai e che del sentiero sterrato non vi era neanche l'ombra.
Si avviò verso l'uscita del bosco, camminò e camminò, ma presto si accorse che gli alberi non terminavano mai e che del sentiero sterrato non vi era neanche l'ombra.
Si
sentì improvvisamente spersa e si meravigliò di questo, non si era
allontanata molto dal limitare del bosco.
Era
ancora notte e udiva i vari versi degli animali notturni.
Vagò
per molto ma gli alberi non la abbandonavano.
Iniziò
ad avere paura, Annika non si sentiva sola, era come se qualcuno la
seguisse tra gli alberi, qualcuno di invisibile o dotato di una tale
velocitá da potersi nascondere appena si voltava.
"Gli
spiriti del bosco mi stanno braccando." Pensò poi si disse che
erano tutte sciocchezze, ma quando iniziava a convincersi di ciò le
veniva in mente la piccola ragazza luminosa.
"Se
esiste lei chi sa quante creature misteriose popolano il bosco."
Pensava e aveva di nuovo paura.
Nonostante
amasse la notte, il bosco iniziò a metterle un senso di agitazione.
Non
sapeva più che fare, il cielo stava schiarendo, la notte lasciava il
posto all'alba e Annika decise di sedersi ad aspettare qualcuno a cui
chiedere informazioni per poter tornare a casa.
"Livia
mi punirà."
Si
arrampicò nuovamente su un albero e li attese.
Quando
udì quel rumore stava per assopirsi, adesso il sole era alto nel
cielo e la ragazzina iniziava ad avere fame.
Era
un rumore di passi, vicino. Sussultò.
-Chi
è?- Chiese preoccupata -C'è qualcuno?-
Inizialmente
non ebbe risposta poi vide un cespuglio muoversi. Guardò meglio e
notò un uomo chino, intento a raccogliere dei rametti.
Si
alzò e lei notò che raggiungeva a malapena il metro di altezza.
Aveva dei lunghi capelli castani e la barba gli arrivava fino al
petto.
Lui
alzò la testa sentendosi osservato e la vide.
-Che ci fai qui bambina? Non sai che è pericoloso avventurarsi nel bosco da soli?-
-Che ci fai qui bambina? Non sai che è pericoloso avventurarsi nel bosco da soli?-
-Ecco la ramanzina dei grandi. Voi siete sempre così. Anche tu sei da solo - Rispose lei.
-Io
ho la mia spada e so difendermi. Disse lui picchiandosi con una mano
un fianco.
Una
spada. Annika si meravigliò e i suoi occhi brillarono quando vide
una meravigliosa arma bianca appesa alla cintura dell'uomo.
Si chiese dove fosse finita. Lui somigliava in tutto e per tutto ad una creatura fiabesca.
Provò
una certa simpatia per quell'uomo. Ci fu qualche attimo di silenzio.
Lei
lo osservava mentre era intento a far legna poi parlò.
-Mi
sono persa, è da questa notte che cerco la strada di casa.- Disse
ancora appollaiata su un ramo muovendo avanti e in dietro le gambe
che penzolavano nel vuoto.
-Possiamo
parlarne se scendi da quell'albero.- Disse lui con il naso all'insù.
Annika fece ciò che lui le aveva detto.
-Dimmi
dove abiti e ti riporto a casa.-.
Quando
Annika fu a terra parlarono. L'uomo sembrò non conoscere il paese di
cui Annika parlava e a lei sembrò strano visto che non si trovava
poi così lontano da quel folto bosco.
-Sei
piccola e a me i mocciosi non piacciono.- Facciamo così, ti porto a
casa mia per toglierti da questo luogo pieno di pericoli e ti offro
qualcosa da mangiare e poi te ne vai. Non voglio ragazzini tra i
piedi.
Annika
era felice, la aveva chiamata mocciosa ma a lei non importava più di
tanto ormai si era abituata a quel nomignolo. Finalmente poteva
mettere qualcosa tra i denti.
-Ti
ringrazio.- Fece lei. Lo seguì come un cagnolino. Uscirono dal bosco
che la opprimeva e la ragazzina si sentì libera.
Il
cielo era costellato di nuvole non più oscurato dalle folte chiome.
Durante
il tragitto Annika parlò molto ponendo all'uomo un sacco di domande.
-Come
hai avuto quella spada?- L'uomo rispose solamente - L'ho comprata.
-Come
si chiama il tuo paese?- Lui rispose con un nome che lei non
conosceva. Poi scoprì che l'uomo si chiamava Parson e che adorava i
draghi.
-I
draghi?- Chiese lei sconcertata -Non esistono, però anch'io adoro i
draghi, se esistessero farei di tutto pur di conoscerne uno, mi hanno
sempre affascinato quelle creature. Perchè volano e io sogno tanto
di volare sai? Poi sono enormi e imponenti.
-Ma
quanto parli?- Chiese Parson scocciato. -Ecco il motivo per cui non
mi piacciono i mocciosi come te. Parlano troppo e disturbano la
quiete di una camminata tranquilla.-
Dopo
circa mezz'ora raggiunsero la casa. Si trovava in un paesino di
collina.
Era
piccola e bassa formata da una sola stanza.
Annika
dovette chinarsi per entrare dalla porta minuscola e anche
all'interno.
L'uomo
la fece sedere ad un tavolo in legno grezzo e le offrì della carne e
un pezzo di pane duro.
-Non
ho di meglio.- Fece lui.
-Tu non mangi?- Chiese Annika, ma non ebbe risposta.
-Tu non mangi?- Chiese Annika, ma non ebbe risposta.
Durante
il pranzo nessuno parlò.
Il
sapore del cibo non era dei migliori, sapeva tutto di vecchio, ma
Annika aveva una tale fame che divorò tutto in pochi bocconi.
-Adesso
te ne vai.- Disse lui sdraiato in maniera scomposta su un letto di
paglia fumando una pipa, creando dei cerchi con il fumo quando la
ragazzina ebbe terminato il pasto.
Non posso prendermi cura di te, devi tornare a casa. Tua madre ti sgriderà.-
Non posso prendermi cura di te, devi tornare a casa. Tua madre ti sgriderà.-
-Non
ho una madre.- Disse - Ne un padre, ne dei fratelli.-
-Sei
un'orfanella?- Chiese lui.
-No,
vivo con persone che mi odiano. Loro non sono la mia famiglia.-
-In
ogni caso adesso vattene, cerca la tua casa e non tornare, ciò che
dovevo fare l'ho fatto.-
Annika
obbedì. -Grazie per il pranzo- Disse e si recò fuori.
Si
sentiva spersa. Non conosceva quel paesino eppure si trovava a
soltanto mezz'ora di cammino dal bosco.
Chiese
informazioni ai passanti, nelle locande ma nessuno sapeva dirle
niente.
Iniziava
a spazientirsi e sedette a riflettere in una piccola radura vicino al
paese.
Era
una distesa di erba con pochi alberi, un bosco non lontano e le
montagne all'orizzonte.
Alle
sue spalle un paese bellissimo, con piccole case in pietra ma
sconosciuto. Annika si era persa.
-Dove
sono?- Si chiese. -Perchè nessuno conosce il mio paese? Che strano,
eppure credo di essere vicina, allora perchè non riesco a trovarlo?-
Mise la testa tra le ginocchia e una lacrima scese dai suoi occhi.
Per
la prima volta desiderò essere a casa. Stava per assopirsi, ma
quando udì un rumore si riscosse. Era come uno scroscio d'acqua.
Alzò
la testa e vide una ragazza, aveva qualcosa in mano e lo impugnava
come si fa con un arco. Lo puntava verso un albero, una lingua
d'acqua improvvisamente lo avvolse.
Annika
scattò in piedi, non sapeva che fare, fuggire o assistere. Era
meravigliata, com'era possibile una cosa simile?
Si
morse un labbro convinta di stare sognando e si accorse che era tutto
reale.
"Forse
puo aiutarmi."
Si
avvicinò esitando e quando fu a qualche metro da lei notò che la
ragazza le puntava l'arco contro. Annika era confusa.
-No,
che fai?- Disse con voce tremante di paura.
Una
freccia le volò incontro e lunga liana le si avvolse intorno al
busto e alle gambe. Lei perse l'equilibrio e cadde a terra.
La
ragazza le si avvicinò. Sembrava poco più grande di Annika.
Era
graziosa almeno quanto lei. Una cascata di capelli biondi e ricci le
correva fino a metà schiena e aveva grandi occhi verdi, chiari e
profondi.
La
ragazzina si fece prendere dal panico
-Che
mi hai fatto? Chi sei? Cosa vuoi da me?-
L'allenamento
consiste anche nel colpire un bersaglio mobile.
-Sei
impazzita?- Urlò Annika. Era su tutte le furie. -Mi hai fatto morire
di paura.
-Tranquilla,
ucciderti non era mia intensione.- La ragazza si chinò, sciolse
abilmente la liana e la aiutò ad alzarsi.
-Chi
sei? Avevi bisogno di qualcosa?- Chiese gentilmente.
-Mi
chiamo Annika e ho perso la strada- Le raccontò con ogni
dettaglio com'era il suo paese e che si trovava vicino ad una grande
città con alti grattacieli.
-Grattacosa?-
Chiese la ragazza -Piccola, credo che tu sia molto stanca.
Ti invito nella mia dimora così potrai riposarti. Ti va?-
Ti invito nella mia dimora così potrai riposarti. Ti va?-
Annika
annuì, era stanca anche per porsi altre domande.
Giunsero di fronte a una casa in pietra con una porta in legno, era molto più grande di quella di Parson infatti la ragazza era alta e magra.
La
invitò ad entrare e Annika timida fece ingresso nella casa.
Era formata da più stanze.
Subito
all'entrata vi era una sala che odorava di legna bruciata con un
focolare spento, ma ancora fumante, delle mensole colme di barattoli,
una madia e un tavolo in legno nodoso in mezzo.
Il
pavimento era in pietra come quello della casa di Parson.
La
attraversarono e la ragazza aprì una porta che dava in una
stanzina.
In un canto si trovava un piccolo giaciglio di paglia, unico arredo della stanza, insieme ad uno specchio polveroso.
In un canto si trovava un piccolo giaciglio di paglia, unico arredo della stanza, insieme ad uno specchio polveroso.
Lei
la invitò a sdraiarsi, era scomodo, ma ad Annika non importava.
-Che
maleducata, non mi sono neanche presentata, mi chiamo Gwen.- Fece la
ragazza.
-Gwen,
questo luogo è così strano.- Disse piano Annika priva di forze.
-Adesso
riposati, sei soltanto molto stanca, dopo un sonno ristoratore niente
ti sembrerà tanto strano vedrai.- Si avviò verso la porta e questa
si chiuse alle sue spalle.
Quando
Annika si svegliò era sera, il cielo scuro e una leggera pioggia che
batteva alle finestre. Si mise a sedere poi si alzò.
Andò
dinanzi allo specchio e fece un cerchio sulla polvere con le dita
tingendosele di nero.
Un
odorino delizioso proveniva dalla stanza accanto. Con la mano pulita
si sistemò i capelli in fretta e si recò nel salotto.
Una
donna, di spalle, con la schiena coperta da lunghi capelli ricci e
scuri stava mettendo qualcosa al fuoco.
Non
era Gwen e la ragazzina si sentì prendere dall'imbarazzo.
Stava
per tornare nella stanza da letto che la donna parlò.
-Vieni,
entra.- Annika mosse qualche passo e si arrestò.
"Cosa
sto facendo? Questa non è casa mia. Sono fuori da un giorno, Livia
mi sgriderà. Non posso stare ospite qui a lungo. Metterò qualcosa
tra i denti e me ne andrò."
-Non
essere timida per tutti i draghi.- La donna si voltò, era giovane,
sui trentacinque. La guardava sorridendo con i suoi occhi chiari.
-
Povera piccola, siedi.- Annika prese una sedia in legno e sedette.
-Gwen
ti avrà fatto prendere sicuramente uno spavento con quell'arco. È
sempre con lei e certe volte fa cose che non dovrebbe fare quella
peste.-
Lei
ripensò all'accaduto. -Una ragazza con un arco. Una freccia che si
trasforma in liana. Era forse una magia?- Chiese, poi ci pensò su
"Che
domanda stupida, non esiste la..."
-Si
- Fece la donna come se stesse rispondendo alla domanda più ovvia al
mondo. Annika non potette credere a ciò che aveva appena udito.
-Non
prendermi in giro, dimmi che sto sognando.-
-Non
stai sognando. Come puoi non credere alla magia quando sei a Jastel?
Hai ancora bisogno di riposare.- Chiese la donna con gentilezza.
-No
sto benissimo.- Sussurrò la ragazzina confusa adagiandosi allo
schienale della sedia.
La
donna si accucciò alla sua altezza e sorrise. -Sono Hexell e che tu
ci creda o no sono una maga.-
Detto
questo si levò in piedi e sfiorò il manico di una scopa- Questa
iniziò a scorrazzare per la casa facendo scomparire ogni granello di
terra superfluo.
La
ragazzina si lasciò sfuggire un'esclamazione di stupore. -Non è
possibile!-
-È
carina non è vero?- Disse Hexell contemplando il suo ottimo lavoro
sulle pietre grezze e irregolari dell'arrangiata pavimentazione.
Adesso erano grigie e lucide.
Annika
non rispose.
-Qualcosa
non va?- Chiese dolcemente la maga vedendola ancora più confusa.
La
faceva sentire a suo agio quella donna. Sembrava volerle già bene
con quel suo sorriso stampato sulle labbra e la sua pazienza con una
sconosciuta.
Annika
sentendosi a suo agio iniziò a raccontare che sembrava un fiume in
piena.
Le
parlò della matrigna, dei lavori che doveva sbrigare ogni giorno, le
disse che era scappata di casa e la donna la ascoltava con pazienza,
ma quando iniziò a raccontare della piccola ragazza luminosa la maga
la fermò.
-Una
piccola ragazza luminosa?- Dimmi, il tuo mondo si chiama Jastel?-
La
ragazzina scosse la testa in segno di diniego.
-Si
chiama Terra e adesso non dirmi che sono capitata in un luogo magico
e che qualche creatura sopranaturale mi ha portata qui perchè
non...-
Hexell
scoppiò a ridere. -Se è magico l'hai visto con i tuoi occhi.- Le
prese una mano.
-Vieni
con me, ho qualcosa che vorrei mostrarti.-
Si
diressero in una piccola stanzetta senza finestre. Non c'era bisogno
di illuminare perchè a far luce c'erano delle piccole creature
luminose, simili a quella che aveva incontrato nel bosco.
Annika
rimase a bocca aperta. -Sono tantissime.-
Ci
fu qualche istante di silenzio, poi fu la maga a parlare.
-Allora
Annika, era qualcosa di simile a queste creature la piccola ragazza
che hai incontrato nel bosco?-
La
ragazzina iniziò a capire e non voleva crederci.
-S...si
-.
La
maga scoppiò a ridere, di nuovo. -È molto semplice allora. Sai cosa
sono questi?-
Annika
scosse la testa.
-Fuochi
fatui e lo sai qual'è il loro potere?-
Lei
ci pensò su, poi rispose. -Quello di far viaggiare tra i mondi?-
-Esatto.
Non tutti però hanno questo potere, soltanto alcuni e soltanto ad Halloween
possono far viaggiare tra i vari universi. È una cosa molto rara ma
è capitato che persone o oggetti si perdessero nell'universo senza
poter più far ritorno nel loro luogo di origine. In questo caso tu
sei capitata qui a Jastel.-
Adesso
che sapeva Annika non era più confusa ma comunque incredula.
-Un
altro mondo. È incredibile.- Sussurrò lei, poi i suoi occhi parvero
illuminarsi ricordando ciò che Parson le aveva detto.
-I
draghi, esistono i draghi qui a Jastel non è vero? La ragazzina
corse fuori senza aspettare risposta e guardò il cielo. Vide che era
coperto dalle nuvole, ma non vide nessuna di quelle creature. Fece
una faccia sconsolata.
La
maga le posò una mano su una spalla. -Avrai tutto il tempo per
vederne visto che dovrai restare qui. Ormai nel tuo mondo non potrai
più far ritorno.-
Gwen
rientrò che il pranzo era già in tavola. Fu servito ogni tipo di
prelibatezza.
Una
minestra che dal sapore somigliava alla zucca e della carne, che però
aveva una consistenza diversa dal solito, era morbidissima e quasi si
scioglieva in bocca.
Una
cosa che ad Annika parve strana fu il modo di mangiare.
Non
utilizzavano ne forchette ne cucchiai. La minestra veniva bevuta
direttamente dalla ciotola.
Gwen
e la maga sorseggiarono il contenuto con grazia, la ragazzina invece
dovette pulirsi più volte la faccia prima di terminare ciò che
aveva nel piatto.
I
cibi più consistenti venivano infilzati con un bastoncino o presi
direttamente con le dita.
Ad
Annika, quel per lei nuovo tipo di carne piacque particolarmente.
-Che
cos'è?- Chiese con curiosità.
-Carne
di uduru, un uccello che vive nei boschi dei monti Harvares.- Spiegò
Gwen.
-Mi sono impegnata parecchio in questi giorni a cacciare.-
-Vedo,
ce ne sono in abbondanza.-
Seguirono,
verdure, formaggi, un dolce e degli strani frutti.
Ognuno di essi aveva una sfumatura di colore diverso da gli altri.
Ognuno di essi aveva una sfumatura di colore diverso da gli altri.
Il
sapore era molto particolare e ad ogni colore corrispondeva un gusto.
Alcuni erano dolci e succosi, altri così aspri che la ragazzina non
riuscì a trattenere una piccola smorfia.
Gwen
scoppiò a ridere vedendo la sua facci.
-Terribili
vero? All'inizio è così, ma prima o poi riuscirai ad
abituarti.
Adesso sono i miei preferiti, gli altri stuccano.-
Adesso sono i miei preferiti, gli altri stuccano.-
Decisero
di dividerseli secondo il sapore che ognuna delle tre preferiva e li
divorarono con gusto.
-Senti
un pò, tornando alla scopa - Disse ad un tratto Annika guardando la
maga di sottecchi e accennando un sorriso furbetto.
-Riusciresti
a farla volare per me?-
Hexell
parve incredula -Vuoi volare su una scopa? Quella è una cosa da
streghe. Ti scambierebbero per una discepola di Lilian o peggio.-
-Cosa?-
-Un'antica
leggenda cara. Volevo vedere se ci credevi- Disse, poi si lasciò
sfuggire una breve risata.
-Comunque
no. Non potrei volare neanch'io con questa.
Per
fare ciò dovrebbe avere magia propria e questa non ne ha affatto
oppure dovresti essere una strega e se tu lo fossi a quest'ora ti
sarebbe già volata tra le braccia.
Io
posso far fluttuare piccoli oggetti, ma non persone, per questo
bisogna essere maghi ben più potenti. Non ne ho la forza. La magia
non è niente di scontato, anche quella richiede sforzi e i poteri
magici dopo un pò stancano il mago. Non posso utilizzarli a lungo
soprattutto il solito incantesimo.
Se
lo desideri tanto cerca un drago, almeno loro fanno un po di
compagnia non credi.
La
ragazzina sorrise di nuovo. -Beh, in effetti.- Fece una pausa -
-Scusami
Hexell. Io non conosco la magia. Secondo me con essa si può fare
tutto e ottenere ogni cosa -.
Non
è così bambina mia non è così almeno per me.- Fece la maga mentre
con un dito creava una pila perfetta di piatti trascinandoli verso un
bacile in legno.
Annika
la guardò divertita poi chiese -Perchè almeno per te?
La
maga era impegnata nel suo lavoro e le rispose come se non volesse
essere disturbata. Tagliò corto -Lo scoprirai bambina mia, lo
scoprirai col tempo.-
Dopo
aver visto l'arco degli elementi di Gwen e le magie di cui era capace
Hexell, Annika iniziò ad aspettarsi ogni stranezza da quel mondo.
-A
me le leggende piacciono un sacco sai? Ne conosco molte della mia
terra. Mi piacerebbe conoscerla quella di Lilian. Non è che per caso
potresti...-
-Non
conosco leggende terrestri cara ma quella di Lilian non è niente di
buono credimi.- La interruppe la maga maledicendosi di aver iniziato
il discorso.
Gwen
si insospettì sentendo ciò che dicevano la ragazzina e la maga
riguardo ad un altro mondo e al fatto che Annika non conoscesse le
regole della magia e quando lei le spiegò tutto ciò che era
accaduto, Gwen si infuriò.
Picchiò
un pugno sul tavolo facendo vibrare ciò che si trovava su di esso e
si levò in piedi -Hai fatto sfuggire i fuochi fatui, è così?-
Esclamò
rivolgendosi ad Hexell - Ti rendi conto di ciò che hai fatto Adesso
Annika non potrà più tornare a casa.-
La
maga si fermò smettendo di lavorare
-Non
è colpa mia se passano attraverso la porta.- Disse senza voltarsi.
-Potevi
creare una barriera.-
Non
ho il potere per creare una barriera perenne.- Replicò la maga
-Annika da ora in poi vivrà qui con noi. Non può più tornare a
casa e non voglio lasciarla vagare da sola per strada.-
Sentendo
questo la ragazzina si sentì ancora più in imbarazzo.
Vivere
con loro, in una casa che non era la sua. Come avrebbe potuto
ricambiare il favore?
No...ecco...io-
Non sapeva che dire. Avrebbe preferito fare una vita selvaggia e
vivere nei boschi che essere a carico di persone che oltretutto non
conosceva.
Si
fidava già di loro, erano persone tranquille ed ospitali, ma non
voleva essere un peso per nessuno. Aveva sempre desiderato una
famiglia e sentiva che Gwen ed Hexell erano quella giusta per lei, ma
nel contempo non voleva.
-Niente
storie, tu da oggi vivrai con noi. Se vorrai ricambiare il favore al
massimo potrai svolgere qualche lavoretto che la magia non ci
consente di fare. O accetti o vuol dire che non gradisci la nostra
compagnia - Disse la maga trovando una scusa per convincerla.
Annika
non sapeva più che dire. -Va bene, se proprio insisti.- Sussurrò
-Spero di non recare alcun fastidio.-
I
volti di Hexell e Gwen parvero illuminarsi dalla gioia. Anche Annika
sorrise, questa volta non fu un sorrisetto imbarazzato.
Era
felice, il suo desiderio si era finalmente realizzato.
Una
nuova famiglia.