venerdì 18 settembre 2015

Il cristallo di Chantal: una nuova famiglia


La luce scomparve e Annika fu di nuovo al buio, sentiva che era arrivato il momento di tornare a casa.
 
Non voleva che la matrigna si accorgesse della sua assenza.

Si stiracchiò con le braccia rivolte verso l'alto e le gambe distese.

-Brunilde torniamo a casa.-

Si guardò intorno e si accorse di essere sola. La chiamò, ma non la vide arrivare.

Guardò a terra sporgendosi un po', ma niente.

La gatta non c'era.

Scese agilmente dall'albero e continuò a cercarla poi cercò di imprimersi in testa che era una gatta randagia e che sicuramente le era venuta voglia di farsi un giretto da sola.

Si avviò verso l'uscita del bosco, camminò e camminò, ma presto si accorse che gli alberi non terminavano mai e che del sentiero sterrato non vi era neanche l'ombra.

Si sentì improvvisamente spersa e si meravigliò di questo, non si era allontanata molto dal limitare del bosco.
 
Era ancora notte e udiva i vari versi degli animali notturni.
 
Vagò per molto ma gli alberi non la abbandonavano.
 
Iniziò ad avere paura, Annika non si sentiva sola, era come se qualcuno la seguisse tra gli alberi, qualcuno di invisibile o dotato di una tale velocitá da potersi nascondere appena si voltava.

"Gli spiriti del bosco mi stanno braccando." Pensò poi si disse che erano tutte sciocchezze, ma quando iniziava a convincersi di ciò le veniva in mente la piccola ragazza luminosa.

"Se esiste lei chi sa quante creature misteriose popolano il bosco." Pensava e aveva di nuovo paura.

Nonostante amasse la notte, il bosco iniziò a metterle un senso di agitazione.


Non sapeva più che fare, il cielo stava schiarendo, la notte lasciava il posto all'alba e Annika decise di sedersi ad aspettare qualcuno a cui chiedere informazioni per poter tornare a casa.


"Livia mi punirà."

Si arrampicò nuovamente su un albero e li attese.

Quando udì quel rumore stava per assopirsi, adesso il sole era alto nel cielo e la ragazzina iniziava ad avere fame.

Era un rumore di passi, vicino. Sussultò.

-Chi è?- Chiese preoccupata -C'è qualcuno?-

Inizialmente non ebbe risposta poi vide un cespuglio muoversi. Guardò meglio e notò un uomo chino, intento a raccogliere dei rametti.

Si alzò e lei notò che raggiungeva a malapena il metro di altezza. Aveva dei lunghi capelli castani e la barba gli arrivava fino al petto.

Lui alzò la testa sentendosi osservato e la vide. 

-Che ci fai qui bambina? Non sai che è pericoloso avventurarsi nel bosco da soli?-

-Ecco la ramanzina dei grandi. Voi siete sempre così. Anche tu sei da solo - Rispose lei.

-Io ho la mia spada e so difendermi. Disse lui picchiandosi con una mano un fianco.

Una spada. Annika si meravigliò e i suoi occhi brillarono quando vide una meravigliosa arma bianca appesa alla cintura dell'uomo.

Si chiese dove fosse finita. Lui somigliava in tutto e per tutto ad una creatura fiabesca.

Provò una certa simpatia per quell'uomo. Ci fu qualche attimo di silenzio.

Lei lo osservava mentre era intento a far legna poi parlò.

-Mi sono persa, è da questa notte che cerco la strada di casa.- Disse ancora appollaiata su un ramo muovendo avanti e in dietro le gambe che penzolavano nel vuoto.


-Possiamo parlarne se scendi da quell'albero.- Disse lui con il naso all'insù. Annika fece ciò che lui le aveva detto.

-Dimmi dove abiti e ti riporto a casa.-.

Quando Annika fu a terra parlarono. L'uomo sembrò non conoscere il paese di cui Annika parlava e a lei sembrò strano visto che non si trovava poi così lontano da quel folto bosco.

-Sei piccola e a me i mocciosi non piacciono.- Facciamo così, ti porto a casa mia per toglierti da questo luogo pieno di pericoli e ti offro qualcosa da mangiare e poi te ne vai. Non voglio ragazzini tra i piedi.

Annika era felice, la aveva chiamata mocciosa ma a lei non importava più di tanto ormai si era abituata a quel nomignolo. Finalmente poteva mettere qualcosa tra i denti.

-Ti ringrazio.- Fece lei. Lo seguì come un cagnolino. Uscirono dal bosco che la opprimeva e la ragazzina si sentì libera.

Il cielo era costellato di nuvole non più oscurato dalle folte chiome.

Durante il tragitto Annika parlò molto ponendo all'uomo un sacco di domande.

-Come hai avuto quella spada?- L'uomo rispose solamente - L'ho comprata.

-Come si chiama il tuo paese?- Lui rispose con un nome che lei non conosceva. Poi scoprì che l'uomo si chiamava Parson e che adorava i draghi.

-I draghi?- Chiese lei sconcertata -Non esistono, però anch'io adoro i draghi, se esistessero farei di tutto pur di conoscerne uno, mi hanno sempre affascinato quelle creature. Perchè volano e io sogno tanto di volare sai? Poi sono enormi e imponenti.

-Ma quanto parli?- Chiese Parson scocciato. -Ecco il motivo per cui non mi piacciono i mocciosi come te. Parlano troppo e disturbano la quiete di una camminata tranquilla.-

Dopo circa mezz'ora raggiunsero la casa. Si trovava in un paesino di collina.

Era piccola e bassa formata da una sola stanza.

Annika dovette chinarsi per entrare dalla porta minuscola e anche all'interno.

L'uomo la fece sedere ad un tavolo in legno grezzo e le offrì della carne e un pezzo di pane duro.
 
-Non ho di meglio.- Fece lui. 

-Tu non mangi?- Chiese Annika, ma non ebbe risposta.
 
Durante il pranzo nessuno parlò.
 
Il sapore del cibo non era dei migliori, sapeva tutto di vecchio, ma Annika aveva una tale fame che divorò tutto in pochi bocconi.

-Adesso te ne vai.- Disse lui sdraiato in maniera scomposta su un letto di paglia fumando una pipa, creando dei cerchi con il fumo quando la ragazzina ebbe terminato il pasto. 

Non posso prendermi cura di te, devi tornare a casa. Tua madre ti sgriderà.-
 
-Non ho una madre.- Disse - Ne un padre, ne dei fratelli.-

-Sei un'orfanella?- Chiese lui.

-No, vivo con persone che mi odiano. Loro non sono la mia famiglia.-

-In ogni caso adesso vattene, cerca la tua casa e non tornare, ciò che dovevo fare l'ho fatto.-

Annika obbedì. -Grazie per il pranzo- Disse e si recò fuori.

Si sentiva spersa. Non conosceva quel paesino eppure si trovava a soltanto mezz'ora di cammino dal bosco.

Chiese informazioni ai passanti, nelle locande ma nessuno sapeva dirle niente.

Iniziava a spazientirsi e sedette a riflettere in una piccola radura vicino al paese. 

Era una distesa di erba con pochi alberi, un bosco non lontano e le montagne all'orizzonte.

Alle sue spalle un paese bellissimo, con piccole case in pietra ma sconosciuto. Annika si era persa.

-Dove sono?- Si chiese. -Perchè nessuno conosce il mio paese? Che strano, eppure credo di essere vicina, allora perchè non riesco a trovarlo?- Mise la testa tra le ginocchia e una lacrima scese dai suoi occhi.

Per la prima volta desiderò essere a casa. Stava per assopirsi, ma quando udì un rumore si riscosse. Era come uno scroscio d'acqua.

Alzò la testa e vide una ragazza, aveva qualcosa in mano e lo impugnava come si fa con un arco. Lo puntava verso un albero, una lingua d'acqua improvvisamente lo avvolse.

Annika scattò in piedi, non sapeva che fare, fuggire o assistere. Era meravigliata, com'era possibile una cosa simile? 
Si morse un labbro convinta di stare sognando e si accorse che era tutto reale.

"Forse puo aiutarmi."
Si avvicinò esitando e quando fu a qualche metro da lei notò che la ragazza le puntava l'arco contro. Annika era confusa.

-No, che fai?- Disse con voce tremante di paura.

Una freccia le volò incontro e lunga liana le si avvolse intorno al busto e alle gambe. Lei perse l'equilibrio e cadde a terra.

La ragazza le si avvicinò. Sembrava poco più grande di Annika.
 
Era graziosa almeno quanto lei. Una cascata di capelli biondi e ricci le correva fino a metà schiena e aveva grandi occhi verdi, chiari e profondi.

La ragazzina si fece prendere dal panico

-Che mi hai fatto? Chi sei? Cosa vuoi da me?-

L'allenamento consiste anche nel colpire un bersaglio mobile.
 
-Sei impazzita?- Urlò Annika. Era su tutte le furie. -Mi hai fatto morire di paura.

-Tranquilla, ucciderti non era mia intensione.- La ragazza si chinò, sciolse abilmente la liana e la aiutò ad alzarsi.

-Chi sei? Avevi bisogno di qualcosa?- Chiese gentilmente.

-Mi chiamo Annika e ho perso la strada- Le raccontò con ogni dettaglio com'era il suo paese e che si trovava vicino ad una grande città con alti grattacieli.


-Grattacosa?- Chiese la ragazza -Piccola, credo che tu sia molto stanca. 
Ti invito nella mia dimora così potrai riposarti. Ti va?-

Annika annuì, era stanca anche per porsi altre domande.

Giunsero di fronte a una casa in pietra con una porta in legno, era molto più grande di quella di Parson infatti la ragazza era alta e magra.

La invitò ad entrare e Annika timida fece ingresso nella casa.

Era formata da più stanze.

Subito all'entrata vi era una sala che odorava di legna bruciata con un focolare spento, ma ancora fumante, delle mensole colme di barattoli, una madia e un tavolo in legno nodoso in mezzo.

Il pavimento era in pietra come quello della casa di Parson.

La attraversarono e la ragazza aprì una porta che dava in una stanzina. 

In un canto si trovava un piccolo giaciglio di paglia, unico arredo della stanza, insieme ad uno specchio polveroso.

Lei la invitò a sdraiarsi, era scomodo, ma ad Annika non importava.

-Che maleducata, non mi sono neanche presentata, mi chiamo Gwen.- Fece la ragazza.

-Gwen, questo luogo è così strano.- Disse piano Annika priva di forze.

-Adesso riposati, sei soltanto molto stanca, dopo un sonno ristoratore niente ti sembrerà tanto strano vedrai.- Si avviò verso la porta e questa si chiuse alle sue spalle.

Quando Annika si svegliò era sera, il cielo scuro e una leggera pioggia che batteva alle finestre. Si mise a sedere poi si alzò.

Andò dinanzi allo specchio e fece un cerchio sulla polvere con le dita tingendosele di nero.

Un odorino delizioso proveniva dalla stanza accanto. Con la mano pulita si sistemò i capelli in fretta e si recò nel salotto.


Una donna, di spalle, con la schiena coperta da lunghi capelli ricci e scuri stava mettendo qualcosa al fuoco.

Non era Gwen e la ragazzina si sentì prendere dall'imbarazzo.
 
Stava per tornare nella stanza da letto che la donna parlò.

-Vieni, entra.- Annika mosse qualche passo e si arrestò.

"Cosa sto facendo? Questa non è casa mia. Sono fuori da un giorno, Livia mi sgriderà. Non posso stare ospite qui a lungo. Metterò qualcosa tra i denti e me ne andrò."

-Non essere timida per tutti i draghi.- La donna si voltò, era giovane, sui trentacinque. La guardava sorridendo con i suoi occhi chiari.
 
- Povera piccola, siedi.- Annika prese una sedia in legno e sedette.

-Gwen ti avrà fatto prendere sicuramente uno spavento con quell'arco. È sempre con lei e certe volte fa cose che non dovrebbe fare quella peste.-

Lei ripensò all'accaduto. -Una ragazza con un arco. Una freccia che si trasforma in liana. Era forse una magia?- Chiese, poi ci pensò su

"Che domanda stupida, non esiste la..."

-Si - Fece la donna come se stesse rispondendo alla domanda più ovvia al mondo. Annika non potette credere a ciò che aveva appena udito.

-Non prendermi in giro, dimmi che sto sognando.-

-Non stai sognando. Come puoi non credere alla magia quando sei a Jastel? Hai ancora bisogno di riposare.- Chiese la donna con gentilezza.

-No sto benissimo.- Sussurrò la ragazzina confusa adagiandosi allo schienale della sedia.

La donna si accucciò alla sua altezza e sorrise. -Sono Hexell e che tu ci creda o no sono una maga.-


Detto questo si levò in piedi e sfiorò il manico di una scopa- Questa iniziò a scorrazzare per la casa facendo scomparire ogni granello di terra superfluo.
La ragazzina si lasciò sfuggire un'esclamazione di stupore. -Non è possibile!-

-È carina non è vero?- Disse Hexell contemplando il suo ottimo lavoro sulle pietre grezze e irregolari dell'arrangiata pavimentazione. Adesso erano grigie e lucide.

Annika non rispose.

-Qualcosa non va?- Chiese dolcemente la maga vedendola ancora più confusa.

La faceva sentire a suo agio quella donna. Sembrava volerle già bene con quel suo sorriso stampato sulle labbra e la sua pazienza con una sconosciuta.

Annika sentendosi a suo agio iniziò a raccontare che sembrava un fiume in piena.

Le parlò della matrigna, dei lavori che doveva sbrigare ogni giorno, le disse che era scappata di casa e la donna la ascoltava con pazienza, ma quando iniziò a raccontare della piccola ragazza luminosa la maga la fermò.

-Una piccola ragazza luminosa?- Dimmi, il tuo mondo si chiama Jastel?-

La ragazzina scosse la testa in segno di diniego.

-Si chiama Terra e adesso non dirmi che sono capitata in un luogo magico e che qualche creatura sopranaturale mi ha portata qui perchè non...-

Hexell scoppiò a ridere. -Se è magico l'hai visto con i tuoi occhi.- Le prese una mano.

-Vieni con me, ho qualcosa che vorrei mostrarti.-

Si diressero in una piccola stanzetta senza finestre. Non c'era bisogno di illuminare perchè a far luce c'erano delle piccole creature luminose, simili a quella che aveva incontrato nel bosco.

Annika rimase a bocca aperta. -Sono tantissime.-

Ci fu qualche istante di silenzio, poi fu la maga a parlare.

-Allora Annika, era qualcosa di simile a queste creature la piccola ragazza che hai incontrato nel bosco?-

La ragazzina iniziò a capire e non voleva crederci.

-S...si -.

La maga scoppiò a ridere, di nuovo. -È molto semplice allora. Sai cosa sono questi?-

Annika scosse la testa.

-Fuochi fatui e lo sai qual'è il loro potere?-

Lei ci pensò su, poi rispose. -Quello di far viaggiare tra i mondi?-

-Esatto. Non tutti però hanno questo potere, soltanto alcuni e soltanto ad Halloween possono far viaggiare tra i vari universi. È una cosa molto rara ma è capitato che persone o oggetti si perdessero nell'universo senza poter più far ritorno nel loro luogo di origine. In questo caso tu sei capitata qui a Jastel.-

Adesso che sapeva Annika non era più confusa ma comunque incredula.

-Un altro mondo. È incredibile.- Sussurrò lei, poi i suoi occhi parvero illuminarsi ricordando ciò che Parson le aveva detto.

-I draghi, esistono i draghi qui a Jastel non è vero? La ragazzina corse fuori senza aspettare risposta e guardò il cielo. Vide che era coperto dalle nuvole, ma non vide nessuna di quelle creature. Fece una faccia sconsolata.

La maga le posò una mano su una spalla. -Avrai tutto il tempo per vederne visto che dovrai restare qui. Ormai nel tuo mondo non potrai più far ritorno.-

Gwen rientrò che il pranzo era già in tavola. Fu servito ogni tipo di prelibatezza.

Una minestra che dal sapore somigliava alla zucca e della carne, che però aveva una consistenza diversa dal solito, era morbidissima e quasi si scioglieva in bocca.

Una cosa che ad Annika parve strana fu il modo di mangiare.


Non utilizzavano ne forchette ne cucchiai. La minestra veniva bevuta direttamente dalla ciotola.

Gwen e la maga sorseggiarono il contenuto con grazia, la ragazzina invece dovette pulirsi più volte la faccia prima di terminare ciò che aveva nel piatto.

I cibi più consistenti venivano infilzati con un bastoncino o presi direttamente con le dita.

Ad Annika, quel per lei nuovo tipo di carne piacque particolarmente.

-Che cos'è?- Chiese con curiosità.

-Carne di uduru, un uccello che vive nei boschi dei monti Harvares.- Spiegò 
Gwen. -Mi sono impegnata parecchio in questi giorni a cacciare.-

-Vedo, ce ne sono in abbondanza.-

Seguirono, verdure, formaggi, un dolce e degli strani frutti.
Ognuno di essi aveva una sfumatura di colore diverso da gli altri.

Il sapore era molto particolare e ad ogni colore corrispondeva un gusto. Alcuni erano dolci e succosi, altri così aspri che la ragazzina non riuscì a trattenere una piccola smorfia.

Gwen scoppiò a ridere vedendo la sua facci.

-Terribili vero? All'inizio è così, ma prima o poi riuscirai ad abituarti.
Adesso sono i miei preferiti, gli altri stuccano.-

Decisero di dividerseli secondo il sapore che ognuna delle tre preferiva e li divorarono con gusto.

-Senti un pò, tornando alla scopa - Disse ad un tratto Annika guardando la maga di sottecchi e accennando un sorriso furbetto.

-Riusciresti a farla volare per me?-

Hexell parve incredula -Vuoi volare su una scopa? Quella è una cosa da streghe. Ti scambierebbero per una discepola di Lilian o peggio.-


-Cosa?-

-Un'antica leggenda cara. Volevo vedere se ci credevi- Disse, poi si lasciò sfuggire una breve risata.

-Comunque no. Non potrei volare neanch'io con questa.

Per fare ciò dovrebbe avere magia propria e questa non ne ha affatto oppure dovresti essere una strega e se tu lo fossi a quest'ora ti sarebbe già volata tra le braccia.

Io posso far fluttuare piccoli oggetti, ma non persone, per questo bisogna essere maghi ben più potenti. Non ne ho la forza. La magia non è niente di scontato, anche quella richiede sforzi e i poteri magici dopo un pò stancano il mago. Non posso utilizzarli a lungo soprattutto il solito incantesimo.

Se lo desideri tanto cerca un drago, almeno loro fanno un po di compagnia non credi.

La ragazzina sorrise di nuovo. -Beh, in effetti.- Fece una pausa -

-Scusami Hexell. Io non conosco la magia. Secondo me con essa si può fare tutto e ottenere ogni cosa -.

Non è così bambina mia non è così almeno per me.- Fece la maga mentre con un dito creava una pila perfetta di piatti trascinandoli verso un bacile in legno.

Annika la guardò divertita poi chiese -Perchè almeno per te?

La maga era impegnata nel suo lavoro e le rispose come se non volesse essere disturbata. Tagliò corto -Lo scoprirai bambina mia, lo scoprirai col tempo.-

Dopo aver visto l'arco degli elementi di Gwen e le magie di cui era capace Hexell, Annika iniziò ad aspettarsi ogni stranezza da quel mondo.

-A me le leggende piacciono un sacco sai? Ne conosco molte della mia terra. Mi piacerebbe conoscerla quella di Lilian. Non è che per caso potresti...-

-Non conosco leggende terrestri cara ma quella di Lilian non è niente di buono credimi.- La interruppe la maga maledicendosi di aver iniziato il discorso.

Gwen si insospettì sentendo ciò che dicevano la ragazzina e la maga riguardo ad un altro mondo e al fatto che Annika non conoscesse le regole della magia e quando lei le spiegò tutto ciò che era accaduto, Gwen si infuriò.

Picchiò un pugno sul tavolo facendo vibrare ciò che si trovava su di esso e si levò in piedi -Hai fatto sfuggire i fuochi fatui, è così?-

Esclamò rivolgendosi ad Hexell - Ti rendi conto di ciò che hai fatto Adesso Annika non potrà più tornare a casa.-

La maga si fermò smettendo di lavorare

-Non è colpa mia se passano attraverso la porta.- Disse senza voltarsi.

-Potevi creare una barriera.-

Non ho il potere per creare una barriera perenne.- Replicò la maga -Annika da ora in poi vivrà qui con noi. Non può più tornare a casa e non voglio lasciarla vagare da sola per strada.-

Sentendo questo la ragazzina si sentì ancora più in imbarazzo.

Vivere con loro, in una casa che non era la sua. Come avrebbe potuto ricambiare il favore?

No...ecco...io- Non sapeva che dire. Avrebbe preferito fare una vita selvaggia e vivere nei boschi che essere a carico di persone che oltretutto non conosceva.

Si fidava già di loro, erano persone tranquille ed ospitali, ma non voleva essere un peso per nessuno. Aveva sempre desiderato una famiglia e sentiva che Gwen ed Hexell erano quella giusta per lei, ma nel contempo non voleva.

-Niente storie, tu da oggi vivrai con noi. Se vorrai ricambiare il favore al massimo potrai svolgere qualche lavoretto che la magia non ci consente di fare. O accetti o vuol dire che non gradisci la nostra compagnia - Disse la maga trovando una scusa per convincerla.

Annika non sapeva più che dire. -Va bene, se proprio insisti.- Sussurrò -Spero di non recare alcun fastidio.-

I volti di Hexell e Gwen parvero illuminarsi dalla gioia. Anche Annika sorrise, questa volta non fu un sorrisetto imbarazzato.

Era felice, il suo desiderio si era finalmente realizzato.


Una nuova famiglia.

2 commenti:

  1. Hai scritto una bella fiaba e, come in tutte le fiabe, c'è un lieto fine, Annika, dopo tante disavventure,realizza il suo desiderio.di avere una famiglia. Brava e un saluto

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  2. Grazie mille sono contenta che ti sia piaciuta la mia storia.

    A presto! ^^

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